Il gusto di esistere.
Il gusto di esistere.
(Bigazzi – Masini)
Con un dottore, un lettino e un soffitto dall’aria sgualcita,
son ritornato indietro a cercare il mio orologio, la vita,
che avevo perso dal sacco deluso dei sogni dal fondo bucato,
quanto ci ho messo a capire le cose che avevo sbagliato.
Quando ho sentito una pace staccarmi da queste mie gambe
e son cresciuto d’altezza e arroganza, per sentirmi grande,
cadendo dentro le storie degli altri in un modo contorto e banale,
per poi lasciarle così, senza neanche vederne il finale.
E il gusto di esistere me l’ero scordato
in un campo di brividi e di filo spinato,
e sembrava un reato.
Ed ho cercato gli amori più adatti alla mia sonnolenza,
di quelli che, nello scambio di affetti, puoi farne anche senza,
ho lavorato ed ho perso del tempo, ma sempre come un apprendista,
e con la vita pian piano ci siamo un po’ persi di vista.
Ma il gusto di esistere…
Ma il gusto di esistere mi stava tornando,
sotto forma di traffico con il suo sotto fondo.
E il tempo e la polvere in senso antiorario
tornavano ad essere questo mio desiderio,
e il suo esatto contrario.
Ma ho sotterrato il presente distante e mi son ritrovato nuovo,
come una pianta che nasce da un seme o una bestia da un uovo,
ed ho pagato il biglietto di vivere in una maniera diversa,
come l’omino che corre all’uscita di sicurezza.
Perché il gusto di esistere…
Perché il gusto di esistere, da quando son nato,
il gusto di esistere non mi è ancora passato!
Perché il gusto di esistere, da quando son nato…
Perché il gusto di esistere non mi è ancora passato!